Giacomo Morelli_History happens #1, 2018. Cemento e legno. 120x76x86 cm

GIACOMO MORELLI_Como, 1995

Giacomo Morelli studia all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Vive e lavora a Monza Brianza. Il lavoro di Giacomo Morelli pone l’accento su che cosa sia veramente natura e che cosa sia l’opera, su un’interferenza tra le due che diviene anche un cortocircuito sul limite di invalicabilità dall’una all’altra. Il senso di questo limite qui è affrontato immergendo le radici degli alberi nel cemento vivo, la natura bloccata dall’opera dell’uomo, antropizzata e colorata come se fosse un prodotto di industrial design, eppure allo stesso tempo esaltata e posta su un plinto come una scultura classica, tra la torsione in verticale dell’Apoxyòmenos di Lisippo e l’estensione orizzontale del Galata Morente di Epigono. Poco importa che nell’opera di Morelli la figura umana sia sparita: a guardar bene i tronchi e le radici ne ricordano posizioni e fattezze, contorsioni e svolgimenti. In quei casi in cui il tronco si eleva dal cemento, che ambiguamente è sia la base dell’opera che l’opera stessa, la mente corre all’analogo caso del tronco a cui s’appoggia il San Sebastiano di Antonello da Messina, anche lì un brano di perfetta natura che però con innaturale naturalezza non sorge dalla terra ma da un pavimento marmoreo a tarsie policrome. Là come nelle opere di Morelli il divario tra naturalezza e posa, così come tra natura e artificio, è sottile e trasparente, e come nel martire di Dresda non si avverte il confine tra estasi e martirio, così anche nelle opere di Giacomo Morelli, così perfette nella loro presentazione e nei loro sedati colori opalescenti, lo strappo dalla natura all’arte si fa più contenuto, come fosse il frutto in una ordinata metamorfosi.

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