PATRIZIA NOVELLO, UNA PITTRICE MINIMALISTA
Milano, 7 aprile 2020
Patrizia Novello
Terminato il liceo artistico non ho avuto alcun dubbio su che strada seguire: l’Accademia di Belle Arti era la sola via possibile! Inizialmente ero iscritta a Decorazione, ma quando, dopo poche settimane è partito il nuovo corso sperimentale di Restauro dell’Arte Contemporanea, ho cambiato dipartimento. Mi interessavano moltissimo gli studi sui materiali antichi e nuovi, le tecniche scientifiche applicate al restauro, le indagini storico artistiche delle opere e i procedimenti di intervento “pratico”. Parallelamente agli studi ho sempre dipinto e il mio mentore è stato Vincenzo Ferrari, mio docente e maestro.
Finita l’Accademia ho cercato a Milano uno studio, avevo le idee molto chiare su cosa avrei voluto fare e certo non potevo più dipingere nella camera da letto che ai tempi condividevo con mia sorella!
È dal 2004 che lavoro in questo studio. Nel tempo ho cambiato stanza o parete per appendere le tele e dipingere; mi piace pensarlo come a uno spazio “fluido”, che si adatta alle esigenze creative del momento.
C’è poi lo studio di Londra, che è principalmente il luogo dove faccio incisione: c’è il torchio, le vasche con gli acidi, gli inchiostri, la carta… insomma tutto il necessario per stampare!
Nel corso degli anni la mia ricerca estetica è mutata radicalmente: sono partita da un tipo di figurazione quasi iperrealista per arrivare, oggi, ad una astrazione nella quale si inserisce l’utilizzo del linguaggio. Considero il mio anno di “svolta” il 2007, momento in cui ho messo a fuoco la strada da seguire. È stato quando ho capito veramente che per me colore, forma, disegno e parole hanno la stessa importanza nello spazio della tela. Sono dei mezzi diversi di comunicare e ciò che mi interessa delle parole è il loro potere evocativo. Dico sempre che nelle mie opere, nei miei quadri, non mi interessa dare delle risposte, quanto piuttosto porre delle questioni.
Il mio rapporto col colore lo definirei viscerale, appartiene alla mia parte irrazionale emotiva più profonda. Ho avuto diverse lunghe fasi durante le quali ho dipinto con un solo colore o con una ristretta gamma. Indago le possibilità che il colore ha di sua natura, è come un rapporto d’amore: c’è la scoperta, l’emozione, la passione, lo sconforto, l’esaltazione, la sfida, il limite. E come l’amore a volte si esaurisce ed è quello il momento in cui cambio palette.
È da circa un mese che non vado in studio. In questo tempo sospeso e complesso riguardo cartelle, appunti di progetti conclusi, di altri lasciati a metà e altri ancora in fase embrionale. Sono in una fase di “ascolto”, lascio che le idee si sedimentino.
I miei libri, biografie, saggi, manuali, cataloghi, atlanti, sono gli amici fedeli di sempre, compagni di lavoro preziosi. Nell’isolamento si trasformano in vere presenze fisiche e materiali: Hans Memling e Tracey Emin, Lorenzo Lotto e Agnes Martin, Samuel Beckett e l’esercito di terracotta cinese. Con loro mi perdo in lande ignote in un viaggio infinito tra passato e presente.